mercoledì 20 novembre 2013

Per Gino Achille il libro "Il PSIUP Francavilla prima e dopo(50-79)"
è genuinità dei sentimenti

Due parole su "Il P.S.U.P. - Francavilla prima e dopo ('50-79)"



La specificità dell'argomento trattato ed il circoscritto ambito spaziale e temporale del tema, inducono a pensare che dal libro "Il P.S.U.P. - Francavilla prima e dopo ('50-79)" di Amerigo Fiumara, debbano scaturire per il lettore solo riflessioni, per forza di cose, circoscritte alle vicende narrate dall' autore.

Ma man mano che la lettura procede, l'opera, sempre puntuale, coinvolgente e rigorosamente documentata, rivela contenuti più complessi, anche se esposti con un costrutto semplice e lineare, proprio di chi ha a cuore la divulgazione di massa del sapere. Le vicende di Francavilla e dei suoi protagonisti non sono infatti solo l'analisi storica e sociale di un territorio, ed il racconto di come un partito e le sue eredità politiche abbiano operato in una comunità meridionale per circa tre decenni. Il libro narra anche, sia pur non in maniera esplicita, la storia di una generazione, quella di Amerigo, che ha creduto fortemente nel primato della politica, nel vivere e nel crescere assieme, che ha sognato e combattuto per costruire un mondo nuovo e migliore, riuscendo, con la forza delle idee, a cambiare parecchie cose e ad ottenere importanti conquiste sociali e civili.

Quanto raccontato, inoltre, non appassiona solo chi conosce luoghi e persone citati, proprio perche le vicende narrate, con i loro risvolti culturali e con le problematiche affrontate, sono simili a quelle vissute nello stesso periodo anche in altre parti d'Italia, magari in contesti ambientali differenti, ma sempre da individui accomunati dal medesimo ideale politico. C'è anche da dire che il filo conduttore del libro non è solo la condivisione, da parte dei personaggi e del suo autore, dei valori fondanti di un partito, ma è anche il loro costante impegno alla coerenza tra quanto teorizzato ideologicamente e l'azione nelle cose pubbliche.

E' ammirevole riscontrare come nei fatti raccontati non si ravvisano risvolti faziosi, tipici di quel periodo storico con forti contrapposizioni ideologiche, nè momenti rivoluzionari, per così dire, di maniera, all'epoca spesso presenti perchè frutti di una moda imperante invece che di una reale tensione sociale; traspare invece la genuinità dei sentimenti, la buona fede nell'agire, la determinazione che proviene dalla convinzione della giustezza di quanto teorizzato.

Oggi, però, l'appartenenza ad un raggruppamento politico, come un partito, avviene senza che esso abbia una ben definita ideologia di riferimento che accomuni, che verifichi e garantisca la giustezza delle scelte operate da chi governa, e così l'adesione avviene con la condivisione di un programma, possibilmente generico e duttile, o con il lasciarsi coinvolgere dal reale o presunto carisma del leader di riferimento che, di solito, porta avanti qualche slogan preferibilmente populista e di sicura presa: tutto ciò non può non indurci a pensare che l'avventura della comunità francavillese è stata qualcosa di irripetibile, e che ha fatto bene l'autore a mantenerla viva nella sua opera.

Così questa testimonianza di Amerigo Fiumara riesce mirabilmente a infondere ad una dettagliata descrizione degli eventi, articolati quasi con taglio giornalistico, i tratti di una poetica e mai banale nostalgia; inoltre ha il merito di riscoprire la storia di un territorio e di una generazione in un particolare periodo storico, ma anche, grazie allo slancio ed all'entusiasmo che traspaiono dalle righe del suo scritto, ci esorta a continuare ad agire, lottando contro l'indifferenza e la rassegnazione, per la costruzione di una società più giusta.

Luigi T. Achille



lunedì 18 novembre 2013

Per Nello Pititto è un libro che andrebbe diffuso tra i ragazzi ed i giovani

Se dovessi esprimere con qualche parola soltanto il mio giudizio sul libro “Francavilla prima e dopo (’50-79)” di Amerigo Fiumara, direi che è un libro molto bello e importante. Ho appena terminato di leggerlo, se pure, a causa di un impegno di lavoro più urgente, mi ero ripromesso d’iniziarne la lettura per completarla in uno dei giorni successivi. Ma le prime pagine mi hanno legato sino all’ultima parola in questo pomeriggio d’una domenica di metà novembre. E’ un libro, infatti, che si legge tutto d’un fiato, perché prende il lettore e lo fa ritrovare in quel di Francavilla, rappresentando in maniera quanto mai efficace, fin quasi a farla vedere, la realtà di questo piccolo comune calabrese nei più diversi aspetti e nell’evolversi del tempo: dagli scolari in grembiule nero che frequentano la scuola non in un apposito edificio ma “in stanze di case private, per lo più poste a pian terreno, senza servizi igienici e neppure attaccapanni”, rigorosamente distinti tra maschietti e femminucce cui insegnavano, rispettivamente, maestri e maestre, ai punti di aggregazione, il bar Barbina e il bar Carchedi, frequentati il primo da “professionisti” e il secondo da “lavoratori” in un ambiente “ove già esisteva una divisione netta di carattere politico, se così si può dire”, chiarisce l’Autore. Perché, in quel di Francavilla, le contrapposizioni tra i due schieramenti politici – coloro che stavano col sindaco del tempo e quelli ch’erano contro – non impedivano che nei reciproci rapporti la solidarietà prevalesse. Una solidarietà – che oggettivamente v’era e Amerigo evidenzia con orgoglio – soprattutto tra i lavoratori che nel 1950 danno vita alla Cooperativa Edilizia di Francavilla aprendo numerosi cantieri in diversi comuni della provincia realizzando case che “dopo oltre 60 anni stanno ancora in piedi e sono regolarmente abitate dagli assegnatari o dai loro eredi”. Una solidarietà mista a spirito di libertà che induce quel gruppo di persone che abitualmente frequentava il bar Barbina ed era “stanco di attenersi alle rigide regole del proprietario, che a mezzanotte chiudeva ed esigeva la relativa consumazione da chi giocava a carte o guardava la tv”, a “fondare un circolo ricreativo ove riunirsi per discutere, guardare la tv in compagnia, giocare a dama e carte fino a tarda ora, senza limiti di orario”. Una solidarietà che si manifesta anche in quel “prestare” la bicicletta dai pochi fortunati che l’avevano ai propri compagni “per farsi dei giri ed impararla bene”. Una solidarietà mista a intraprendenza che nel 1963 induce Amerigo a tirar fuori i soldi che aveva ricavati – lui li chiama “risparmi” se pure ammette che la vendita era avvenuta “all’insaputa” dei suoi – vendendo polli del pollaio di famiglia, per comprare le magliette da calciatori ai ragazzi che “si accingevano a costruire una vera e propria squadra di calcio”. Una solidarietà carica di passione civile che, agli albori del 1964, porta Amerigo a dar vita a quella che lui chiama “l’avventura del P.S.I.U.P. di Francavilla”, arredandone la sede con una scrivania e due banchi regalatigli dagli zii Orazio e Quintino e con un televisore “di circa un metro cubo di volume” prelevato da casa dei nonni “tra la benevola tolleranza del nonno Foca, pure democristiano, e l’infuocata incazzatura di nonna Nicolina”. Attraverso i pochi e brevi richiami che precedono, spero d’aver reso l’idea di quanto il libro di Amerigo sia capace di “prendere” il lettore tenendolo incollato alla rappresentazione d’una realtà nel suo evolversi – o, a me pare, involversi – nell’arco di un trentennio. Una rappresentazione che dà senso e attribuisce funzione al libro già nella misura in cui aiuta a conoscere una realtà locale che fu in tempi non lontanissimi, ma che tali appaiono alla luce del presente. Per raffrontarla con la realtà attuale allo scopo di recuperare valori che furono e oggi più non si ritrovano se pur restano valori senza cui è l’individuo stesso a perdere di valore: penso alla solidarietà e alla passione civile, soprattutto. Una rappresentazione che dà ancor più senso e ancor più rilevante funzione attribuisce al libro nella misura in cui la realtà che ne è oggetto, dichiaratamente una realtà locale, finisce col coincidere, per ciò che più non ha, con la realtà del Paese intero. Un libro che, facendo conoscere, aiuta a riflettere, quello di Amerigo Fiumara. Un libro che meriterebbe d’essere diffuso, tra i ragazzi, i giovani soprattutto. Perché sappiano che vi fu un tempo in cui si credette in qualcosa e ci si impegnò per ciò in cui si credette. Che vi fu un tempo in cui non erano i pigmei a proiettare le ombre. Come oggi è.
Roma, 17 novembre 2013
 Giuseppe Pititto

lunedì 11 novembre 2013

Per Francesco Ciliberto è un manifesto politico

Caro Amerigo,
ti ringrazio molto per il libro che mi hai fatto avere. Ti ringrazio altresì per aver voluto citare il comizio che ho fatto a Francavilla Angitola insieme a te e all’avvocato Francesco Tassone in occasione delle elezioni regionali del 1975.
Per chi come noi due non è pentito delle scelte compiute e non si è collocato “ dall’altra parte ’’, è un piacere rimembrare le lotte fatte per ( come scrivi tu ) il progresso economico, culturale e politico delle nostre comunità.
Il tuo libro non è solo pieno di ricordi ma rappresenta un’ulteriore dimostrazione che le battaglie per la democrazia e  per la giustizia sociale sono state e saranno sempre fondamentali per chi non si rassegna allo stato delle cose.
Nel tuo libro che potrebbe sembrare un manifesto politico, hai saputo brillantemente mettere in luce come un punto di riferimento politico sia stato importante per la crescita di un’intera comunità attraverso numerose iniziative di carattere ludico ( biliardino, complesso musicale, festa popolare, squadra di calcio ), culturale ( gruppo folk, gruppo teatrale, pro loco, giornalino ), politico ( Centro Giovanile Popolare, Camera del Lavoro, le elezioni, il blocco stradale ) e socio-economico ( cooperativa edilizia, l’alluvione e la ricostruzione ).
Quanto tu descrivi e intrecci sapientemente è ciò che è avvenuto in tanti Comuni del Meridione, nel tuo paese come nel mio, dove ci sono stati tanti onesti lavoratori che hanno capito che il riscatto e l’elevazione sociale poteva avvenire solo attraverso la scuola ( Gramsci su “ L’ Ordine Nuovo ’’ scriveva ai giovani di istruirsi, di agitarsi e di organizzarsi perché  c’era bisogno della loro intelligenza, del loro entusiasmo e della loro forza ) e successivamente ci sono stati i figli di questi lavoratori che sono diventati  “ intellettuali organici ’’ ed hanno dedicato anni importanti della loro vita nelle lotte a difesa dei più deboli ( ho citato ancora Antonio Gramsci dei Quaderni del carcere ).
La politica sapeva aggregare perché era anche espressione di passione e di ideali mentre, purtroppo, oggi si è “ spoliticizzata ’’ e i risultati catastrofici si vedono in tutti i campi poiché prevale il qualunquismo, il personalismo e l’autoreferenzialità.
Complimenti ancora per il tuo lavoro e grazie per le emozioni che mi hai fatto rivivere.

                                            Francesco Ciliberto  

Walter Fiumara riporta le considerazioni dei Francavillesi

Il libro di Amerigo ha fatto rivivere momenti e ricordi di uno spaccato popolare a molti francavillesi. Molti nostri concittadini mi chiamano, mi fermano per strada, con entusiasmo, mi testimoniano che hanno avuto piacere di leggere il libro e che sono stati rapiti dai racconti, dalle esperienze positive che in questo paese sono nate, dai personaggi descritti e menzionati. Mi chiedono dell'autore, di come è nato questo lavoro, se possono avere copia da girare ad amici e parenti, insomma incasso una serie di considerazioni positive su una pubblicazione imprevista ma che tutti aspettavano per poter parlare di quegli anni, di quei fatti e di quei personaggi cosi semplicemente descritti. Certamente non è la storia completa di quegli anni e nemmeno ha la pretesa di esserlo, non è questo l'intento dell’autore credo. Sono racconti, ricordi, testimonianze di momenti di aggregazione sociale che i francavillesi hanno saputo vivere a dispetto delle tante contraddizioni attraversate dalla nostra piccola comunità. Sono stato colpito particolarmente dalle considerazioni di due miei cari amici. Uno mi riferisce che secondo lui, senza fare torti a nessuno, è stato, senza pretese, il libro scritto su francavilla più bello e piacevole da leggere. L'altro quasi con gli occhi lucidi riscontra il ricordo di una persona a lui molto cara, che alla nostra comunità ha dedicato il suo lavoro e che pensava fosse dimenticata. Una signora, scambiandomi per l'autore mi chiama dal balcone e mi dice: “a cumparucciu ma tutti chijri cuosi, fatti, persuni, duva i trovastuvu mi scriviti, mi staju scialandu mu mi lieju e mu mi arricuordu”. Un'altra carissima e distinta signora mi incarica di portare i saluti all’autore complimentandosi e asserendo che immergendosi nella piacevole lettura del libro ha rivissuto momenti bellissimi di quegli anni favolosi. Un simpatico particolare voglio raccontare che non è stato inserito nel libro e che riguarda noi ragazzini di dieci - docici anni verso la fine dell’esperienza PSIUP. Ricordo che andavamo pure noi nella sezione, il pomeriggio, a giocare al famoso biliardino, spesso senza soldi utilizzando l’altrettanto famoso “ferruzzu”, il filo di ferro ad uncino, al posto dei gettoni. Avevamo una paura pazzesca di Ciccio Russo perchè già una volta ci aveva beccato con il ferretto in mano e se ci ripescava erano calci nel sedere per tutti. E ricordo ancora quel flipper con a tema le carte di scala che dava palline bonus tirando pugni a ripetizioni sul monitor. Anche li con la paura di essere sorpresi dal solito Ciccio Russo: era il nostro terrore.
Walter Fiumara

Impianto sperimentale Fitodepurazione Marepotamo Dinami

Valorizzazione Geositi Nardo di Pace

Percorso naturalistico Mare-Monteporo Joppolo




Lettera di Raoul Baratteri


domenica 10 novembre 2013

Per Tonino D'Agostino è un argine al nulla che avanza

Caro Amerigo, ho letto inizialmente con curiosità, poi con interesse e piacere il tuo libro su Francavilla. In esso si intrecciano le storie e la storia, quella piccola certo, ma dalla quale attinge e si sviluppa il fiume della grande storia. Hai realizzato un affresco che è al tempo stesso testimonianza d’impegno civile, sociale e politico, e atto d’amore nei confronti del tuo paese, dimostrando l’importanza di raccontarsi e raccontare fatti, personaggi, luoghi, passioni di una comunità. Tutte cose fondamentali, soprattutto ai giorni nostri, perché c’è bisogno più che mai di ri-costruire memoria e identità per tentare di porre un argine ai processi distruttivi del nulla che avanza. Bravo! Con stima, Tonino D’Agostino